Rispetto e cura nell'habitat: ottica eco-animalista

Rispetto e cura nell'habitat: ottica eco-animalista



anatra
Sin dalla fondazione l’associazione Ayusya si è occupata del soccorso e della cura degli animali in difficoltà.

Questa scelta politica che impegna importanti forze nel quotidiano del volontariato interno ed indipendente, incontra ampi consensi nel mondo della zoofilia ed altrettanti dissensi nel mondo dell’ecologia in senso stretto.

Ayusya si definisce una Onlus che promuove l’ecoanimalismo in senso zooempatico.
Esiste una netta differenza tra l’interazione con gli animali e la relazione con essi.

In zooantropologia si parla di ruolo dell’animale e di statuto dell’animale. Questi due indici posizionali dovrebbero essere correlati nonostante questo spesso non accada.
Il ruolo dell’animale era molto alto in passato quando questo era considerato di utilità mentre oggi, a torto, è fortemente ridotto.
Lo statuto era praticamente nullo in passato, “nell’era meccanicista” , mentre oggi gli viene garantito un livello elevato grazie anche al lavoro costante ed eterogeneo di tenaci zoofilo – animalisti.

Ayusya promuove una relazione con l’animale in difficoltà in cui tutte le dimensioni debbano essere rappresentate in modo equilibrato, quindi vista l’indiscussa presenza di dimensione epimeletica (cura del cucciolo, dell’ambiente in cui esso vive, difesa ed aiuto all’animale), sarà necessaria una sorta di bilanciamento incentivante le restanti dimensioni. Ciò al fine di evitare i ben noti disturbi comportamentali causa di molti abbandoni e di molti incidenti.

Questa premessa per far comprendere che, nonostante l’associazione si prefigga di rispettare gli equilibri naturali tra ambiente ed animali, non ritiene utile esentarsi dall’aiutare l’individuo in difficoltà a prescindere dalla sua specie di appartenenza e dal suo habitat. Infatti questa scelta di soccorso non può in alcun modo andare ad incidere sulla selezione naturale né su altri fattori relativi all’utopico “climax” di cui alcuni presunti naturalisti parlano.

L’anatra della foto in alto ha subìto forti attacchi dai suoi simili nel periodo degli amori. Forse qualcuno può dimostrare che se l’associazione l’avesse lasciata a morire di setticemia in alveo la natura ne avrebbe tratto beneficio?

La gattina della foto in basso è stata rinvenuta sul lungofiume in uno stato di evidente sofferenza. La gattina ha perso l’occhio fortemente compromesso dalla malattia e gode ora di ottima salute. Vive in una colonia felina protetta, è stata sverminata, vaccinata e sterilizzata.
Forse la natura avrebbe dato frutti migliori? La sua agonia avrebbe forse migliorato l’habitat o la sua specie?
Se la micia non era “buona” per la riproduzione abbiamo risolto il problema realizzando su di lei una ovarectomia.
Qualcuno si opporrà definendo quella della sterilizzazione una pratica poco rispettosa degli istinti e delle potenzialità di un animale.
Beh, ha perfettamente ragione!
La sterilizzazione è comunque, in questo periodo storico, l’unica pratica incruenta percorribile al fine di contenere le specie “infestanti” in modo civile nel rispetto di tutte le sensibilità estranee alla brutalità.


gatto
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